SERIE: DarkWatchers SAGA
NUMERO: 01
GENERE: Urban Fantasy // Mistery
PAGINE: 162
SINOSSI: BEAUTIFUL SIN – PART 01 RELOADED
RISTAMPA del primo volume di DarkWatchers SAGA // versione completamente riscritta e corretta.
La prima volta che Maximillian Cox, facoltoso imprenditore di Manhattan, incontra Chanel Smith, giovane e bellissima ereditiera, ne rimane folgorato; da questo preciso istante si prodiga anima e corpo per averla.
Quando però crede di essere riuscito nel suo intento, il mondo che lo circonda frana e crolla: la morte del suo migliore amico, Leon, lo catapulta ancora una volta in un passato fatto di guerre, sangue e creature Immortali.
Un complotto sta minando gli equilibri politici della sua Madrepatria, Ithil, una dimensione parallela sospesa sul mondo Mortale.
Maximillian si riappropria del suo antico nome da guerriero, Thanatos, e si addentra tra gli orrori di un'apocalisse imminente...
BEAUTIFUL SIN – PART 01 è il primo volume di una QUADRILOGIA!
ESTRATTO: Il rumore sordo dei suoi passi risuonava per i vasti corridoi della villa. Passando davanti a uno specchio si fermò, rimirandosi. Snocciolò un sorriso malizioso, passandosi una mano sulla chioma: barba incolta, capelli corti e scuri, naso ritto e fiero, lineamenti spigolosi a incorniciare un ghigno irriverente che ben si accordava agli occhi sornioni, azzurri come il mare. Indossava una giacca blu notte, una cravatta scura su camicia grigia e pantaloni dal taglio elegante, abbinati a scarpe italiane.
Eh sì... Maximillian Adam Cox era davvero affascinante!
In quel momento di beatitudine e di autocompiacimento, riuscì ad avvertire a malapena la voce della domestica che annunciava al vecchio Smith il suo arrivo. Si fece scortare nella grande sala degli ospiti, dove sapeva si svolgessero
spesso festini ai limiti del legale.
Entrando, Max si proferì in un leggero inchino prima di
avvicinarsi: «Signor Smith, è un piacere rivedervi!» esclamò con tono fermo ma amichevole.
«Maximillian, cosa sono ancora queste formalità? Pensavo avessimo superato questa fase.» rispose il vecchio Smith,
circondato da una vaporosa nuvola di fumo. Come lui, anche l’anziano era un incallito fumatore.
«Oh sì, avete pienamente ragione ma vedete Signor Smith, una cosa è il rispetto, un’altra la confidenza.» sottolineò Maximillian, allargando il nodo della cravatta con l’indice.
Dalla tasca interna della giacca estrasse un portasigarette in oro bianco sulla cui sommità risaltava il profilo di un leone ruggente. Lo aprì meccanicamente, portando una sigaretta alle labbra: «Dopo anni di conoscenza è ovvio che io abusi della confidenza che voi mi accordate, ma non oserei mai mancarvi di rispetto togliendovi gli onori che vi spettano. In tal caso, non proverei quindi ad apostrofarla senza l’uso del Voi.» concluse, agitando una mano in aria mentre si accigliava in maniera teatrale.
Con un cenno delle sopracciglia Maximillian chiese il permesso al vecchio di accendere la sigaretta per poi riprendere il filo dei suoi pensieri: «Siete un uomo intelligente, facoltoso e capace. Suvvia! Non vorrete che un pesce piccolo come me si permetta di considerarvi un suo pari.» enfatizzò con voce affabile e mielosa, tessendo le spire della sua tela di complimenti. Layton era un uomo che amava le lusinghe e di certo non se ne perdeva una. Max lo aveva imparato col tempo e doveva ammettere che in quello era dannatamente bravo! Come sempre infatti, pensava e soppesava i ragionamenti che uscivano dalle sue labbra: mai uno di troppo o uno di meno. Sapeva quando e cosa dire in ogni istante, di modo da far capitolare chiunque fosse utile ai suoi scopi. Questa volta però, il suo obiettivo non era di tipo venale, era altresì più puro e difficile da ottenere: Maximillian voleva l’amore, quello incondizionato di una giovane donna che rispondeva al nome di Chanel Smith.
L’aveva conosciuta a una delle numerose feste date al Palace, l’Hotel più prestigioso che possedeva. Si trattava di un party in maschera e lei – vestita di evanescente luce, con i capelli biondi arricciati sull’ovale dolce e delicato – l’aveva stregato.
Amore a prima vista, si era detto e da quel giorno non era più riuscito a dimenticarla. A seguito di alcune ricerche, era venuto a sapere che la sua nuova ossessione altri non era che la figlia del vecchio Layton Smith, uno dei suoi clienti più affezionati. Tentando la via più onesta, Max aveva confidato all’uomo il proprio interesse verso la figlia e se all’inizio questi sembrava restio all’idea, bastò che Maximillian muovesse le acque attorno a lui per fargli cambiare idea: quando la Società degli Smith finì casualmente in bancarotta, fu lui a offrirsi come risanatore del grosso debito contratto. In cambio però chiese la mano della bellissima Chanel, proposta che Layton, nella merda fino al collo, non poté rifiutare. Naturalmente, quello sporco segreto tale doveva restare. Agli occhi di tutti, Maximillian doveva rimanere pulito: un perfetto gentiluomo dagli abiti firmati, i modi cordiali, filantropo della chiarezza e dedito al suo lavoro e all’aiuto dei clienti. Spesso si trovava a ridere di questa sua situazione, era il peggiore dei furfanti, eppure nessuno l’avrebbe minimamente sospettato!
Cessati i convenevoli, i due uomini incrociarono gli sguardi.
«Immagino che tu sappia per quale motivo ti ho convocato qui, Maximillian.» iniziò Layton, riempiendo di tabacco la pipa di legno laccato.
Layton Smith era uno di quegli uomini che si poteva definire Squalo degli Affari: non sembrava particolarmente pericoloso con i suoi dieci, quindici chili di troppo, la barba bianca e il sorriso stampato sulle labbra grinzose. Di certo però, l’anziano imprenditore aveva un buon naso per gli affari e ora percepiva il possibile fidanzamento tra Max e sua figlia come una ghiotta opportunità finanziaria.
Max annuì, inspirando l’ultima boccata della sigaretta morente per poi soffocarla nel posacenere vicino: «Chanel, giusto?» chiese retorico, alzando un sopracciglio.
«Esattamente.» sentenziò Layton, accendendo il tabacco con uno dei fiammiferi griffati Hotel Palace «Vorrei terminare il nostro accordo.» continuò.
Maximillian fremeva già di gioia e dentro di sé una parata in grande stile annunciava la sua ultima vittoria.
«Ovvio, ponete le vostre condizioni e io farò lo stesso in rapporto alle vostre richieste, Mister.»
E sia, si disse Max compiaciuto. Lasciare un po’ di spazio al vecchio poteva essere produttivo per il suo obiettivo. Che chiedesse ciò che voleva, infine però, avrebbe avuto lui l’ultima parola sull’affare.
Layton si schiarì la voce tossendo: «Intanto risolleverai la mia compagnia dai debiti facendotene carico, almeno di quelli principali e più consistenti.» iniziò.
«Si può fare.» Max alzò la mano destra invitandolo a continuare.
«Bene. Poi, anche quando la compagnia sarà di nuovo avviata, continuerai a spalleggiarla in caso di guai di qualsiasi genere.»
Layton si umettò le labbra. I suoi occhi si erano ridotti a due fessure. Era teso, lo si poteva intuire dai segnali che lanciava: le iridi guizzavano da una parte all’altra come pesci impazziti, così come le mani sudate che grattavano i braccioli della poltrona e sembrava impossibile bloccare.
«Questo, più che un accordo, sembra un ricatto.» fece notare Maximillian irrigidendo la mascella che però addolcì subito dopo. Gli piaceva tenere sulla corda i suoi animaletti da circo «Ma oggi mi sento particolarmente magnanimo. Va bene Signor Smith, accetto anche questa vostra condizione, ma vi costerà qualcosa in più.» concluse, lasciando il discorso in sospeso.
Dall’espressione di Layton, Max intuì quanto l’uomo si aspettasse una risposta simile ma sapeva anche che non avrebbe potuto rifiutare se voleva mantenere il proprio status. Infatti, dopo qualche istante Layton annuì, spostandosi sulla poltrona con fare irritato.
«Perfetto, Signor Smith.» esordì Maximillian, proferendo un sorriso tanto amichevole quanto inquietante, giungendo le mani alla nuca «Noto con piacere che stiamo raggiungendo un punto d’incontro.» sorrise «Vede, fonti
attendibili mi hanno informato che Chanel lavora presso il suo ufficio come segretaria. Beh, parlando in maniera spiccia, vorrei che la cedesse a me. È così difficile fare affari senza nemmeno uno straccio di segretaria.» mentì. A dire il vero, Max aveva già un segretario e anche molto diligente ma non avrebbe esitato un secondo a licenziarlo se avesse significato poter avere Chanel che camminava indaffarata su e giù per il suo ufficio.
Layton svuotò la pipa nel posacenere e grugnì d’approvazione senza guardarlo in viso, segno che voleva che continuasse.
«Altrpunto fondamentale! Desidererei il riserbo sull’intera faccenda. Non vorrete annoiare Chanel con questioni tediose come affari tra imprenditori o quisquilie su matrimoni combinati, non è vero?»
A quell’ultima richiesta – per la gioia di Max – Layton rimase letteralmente a bocca aperta. L’uomo lo guardò intensamente e alla fine ogni sua volontà di replicare sembrò svanire come neve al sole.
«Dovrei quindi tacerle l’intera faccenda?» chiese.
«Sia sul matrimonio, che sul mio piccolo finanziamento. Inventatevi qualcosa.» Max roteò le iridi storcendo le labbra pensoso «Potete dirle che, per via dei vostri guai finanziari, non potete permettervi anche il suo stipendio ma che conoscete qualcuno – nella fattispecie me! – che potrebbe assumerla a tempo pieno. Ah! E non dimenticate
di elogiare la mia grande generosità.»
Un demone, ecco cos’era Maximillian, un bastardissimo
succhia anime!
Il vecchio Smith sospirò e si massaggiò gli occhi con le dita
insozzate di tabacco. Probabilmente sapeva di non avere alternative.
«Ok, Maximillian, farò come vuoi.» concesse.
Max sorrise radioso: «E io rispetterò la mia parte dei patti. Domani vedrete la cifra che avevamo concordato, comparire sul vostro conto in banca svizzera.»
Max si alzò in piedi come un condottiero vittorioso che sbuca dalla massa di cadaveri sotto i suoi piedi e lisciò i capelli scuri all’indietro prima di congedarsi con un sorriso.
Stava per uscire dalla stanza quando di nuovo si rivolse a Layton: «Voglio che vostra figlia si presenti domani mattina nel mio ufficio. Non ammetto ritardi e nemmeno ripensamenti, Signor Smith.» chiarì, chiudendo la porta dietro di sé.
Quando Layton sentì i passi di Maximillian allontanarsi, tirò un sospiro di sollievo.
Riempì un’ultima volta la pipa di tabacco e accendendola si stiracchiò sulla poltrona, alzando gli occhi al grande lampadario in cristallo appeso al soffitto. Ora doveva solo trovare un modo per convincere quella testarda di sua figlia ad accettare.
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